Forma densa, forma leggera, forma immaginata, evocata o vissuta. Nel viaggio attraverso la forma, non solo quella esterna che lo yoga ci offre, quanto spesso lasciamo che la meta ci allontani dalla bellezza del passo? Quanto spesso lasciamo che il concetto raddensi il sentire genuino trasformandolo in illusione? Quanto spesso pensiamo di ottenere quello che invece riceviamo in dono?

Nel cammino curioso, spesso incerto e a volte verace del ricercatore, il centro non si dovrebbe perdere nell’incontro con ciò che si trova ma, passo dopo passo, questo centro, caldo e  pulsante, magico e luminoso luogo di presenza, dovrebbe farsi capace di accogliere e contenere tuto quello che incontra.
Questa “forza”, questa Volontà che è in sé espansione oltre e al di là della propria presunta forma, è quella potenza capace di eliminare la sensazione di separazione tra spazio interno ed esterno. Alimentando con amore il fuoco del centro, aprirsi all’espansione che ci libera dalla densità della caratteristica e iniziare un processo che sarà metamorfosi, accettare di sparire per rinascere.
Che sia allora la metamorfosi stessa forse l’evento da celebrare? La nostra capacità di morire alla forma per diventare altro, di perdere  il nostro piccolo e vecchio involucro.
In ogni asana è celata la possibilità di morire alla vecchia forma, in ogni posizione c’è l’ incredibile opportunità di sparire per lasciare che qualcosa sbocci laddove cediamo il posto: è l’occasione di riconoscere nella nostra coscienza l’Universale.
Il corpo, luogo di questo accadimento,  si riscopre come lo spazio essenziale della manifestazione del cosmo.
Io e Tutto quasi divengono sinonimi, l’ Io è il Tutto che si manifesta attraverso il limite di queste due lettere sostanziandole, l’Io è la misura in cui ci rendiamo capaci del Tutto, l’Io è la concessione d’essere ricevuta dal Tutto.
E in questo cammino dove i passi si trasformano in palpiti scopriamo che il sacro, già riconosciuto al di là della forma benchè della forma spesso si rivesta, non è meta, né concetto, né ottenimento.

Il sacro non è nascosto in nessun luogo, semplicemente non si situa.
Il sacro è dimensione situante, l’anima racchiude e trasporta il corpo al di là della sua forma.
E Bhairava  si offre a noi come “colui che mantiene tutte le cose ed è sostenuto dall’universo, da un lato lo pervade e lo sostiene e dall’altro lo concepisce enunciandolo”.

– illustrazione di A. Suvorova